Terapie per fermare un travaglio pretermine?

Si, farmaci in grado (non sempre purtroppo) di bloccare le contrazioni e quindi fermare la dilatazione cervicale per portare più avanti possibile la gravidanza. La linea che si segue quindi è la terapia conservativa, ovvero cercare di proseguire la gravidanza anche solo di un paio di giorni, tanto da permettere, se proprio il bimbo vuole nascere, di fornirgli il cortisone che serve a maturare più velocemente i suoi polmoni.
Le possibilità di sopravvivenza dipendono dall’epoca in cui ci troviamo: tanto più precocemente insorge il travaglio che non riesce arrestare, tante meno possibilità ha il piccolo di sopravvivere. In termini percentuali, a 22 settimane o con un feto che alla nascita pesa almeno 500 grammi, i casi di sopravvivenza sono rari, ma è considerato il limite inferiore per definirlo parto pretermine e non aborto; a 25-28 settimane la sopravvivenza è ancora bassa ma sale al 10-30%; si salta al 70% intorno alla 28° settimana per poi arrivare all’80-90% a 32 settimane.
Inoltre, molto dipende dalla struttura ospitante la gravida: in caso di minaccia di parto prematuro è sempre meglio trasferire “in utero” il nascituro in una struttura che possa fornire le migliori cure intensive, quindi in un ospedale con  un centro assistenza immaturi adeguato all’epoca di gravidanza.
Ogni giorno guadagnato in utero è una possibilità in più per questo bimbo, ma qualora l’ambiente uterino non sia più idoneo per il suo sviluppo, per la sua crescita, è l’ambiente che lo accoglierà che deve fornirgli le condizioni più adeguate per aumentargli le possibilità di sopravvivenza.
Sarà sempre compito dell’équipe ginecologica – neonatologica valutare l’eventuale trasferimento della gravida presso altra struttura, naturalmente dopo aver stabilizzato la situazione e iniziato la somministrazione farmacologica adatta alla gravida.

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