S.O.S. CAPRICCI!!!!

Storia di due genitori alle prese con un figlio che non voleva mangiare a tavola.

Spesso incontro, nel mio lavoro di psicologa e psicoterapeuta, genitori che necessitano di un confronto o un suggerimento rispetto a comportamenti dei figli, difficili da comprendere e da gestire.

Si rivolgono a me e al Centro per le Famiglie (la cooperativa in cui lavoro) domandandomi come contenere i capricci interminabili e le vere e proprie lotte che si verificano per la sveglia mattutina, la preparazione per la notte (lavare i denti, mettere il pigiama, cambiare il pannolino), per educare i propri bambini a dormire nel proprio letto, per trovare un equilibrio tra il tempo e le attenzioni da dedicare alla famiglia e il tempo e le necessità personali (lavoro, tempo libero, passioni…), per capire come porsi di fronte alle ribellioni e alle nuove esigenze di un figlio adolescente e protestatario, per capire come aiutare i propri bambini/ragazzi ad evitare comportamenti pericolosi o devianti (droghe, alcool, sesso senza protezioni, bullismo e cyber-bullismo, dipendenza da internet o videogiochi….), ecc. ecc…

Dalla nascita del primo figlio all’arrivo del fratellino, ai cambiamenti nella relazione di coppia (tempo da dedicarsi, abitudini e spazi personali), alla gestione del rapporto con i nonni e con le altre figure di riferimento (educatori ed insegnanti), alla scoperta della sessualità e al desiderio di sperimentazione ed autonomia dell’adolescente, le famiglie attraversano vere e proprie fasi, talvolta in maniera lenta e tranquilla, altre volte con veri e propri stravolgimenti improvvisi che mettono in dubbio le proprie competenze e capacità genitoriali e il proprio ruolo educativo, ponendo la necessità di confrontarsi e acquisire maggiore consapevolezza di ciò che si è e le risorse che si possiedono, per riuscire a trovare risposte e soluzioni alle proprie domande e difficoltà.

Sostenere i genitori nel loro difficile compito, sempre più complesso e ricco di stimoli di ogni tipo, predisporre luoghi e spazi di incontro e di condivisione di esperienze tra famiglie per uscire dal senso di isolamento e solitudine che a volte si vive, sperimentarsi insieme in attività concrete e creative, che consentono di liberare la fantasia e vivere momenti di piacere e di relax, uniti a momenti di riflessione e auto-riflessione che aumentano la consapevolezza e la presa di coscienza di sé e dell’altro, sono elementi preziosi che sostengono lungo il cammino della vita. Questi sono gli obiettivi che il Centro per le Famiglie si pone.

Spesso le soluzioni sono semplici, basta avere il coraggio di mettersi a confronto e accettare di essere aiutati ad affrontare la questione da diversi punti di vista, fino a individuare quello più utile alla situazione che si sta vivendo. Come è accaduto ad una coppia incontrata qualche tempo fa:

G. e V. sono sposati da una decina d’anni, sono una coppia affiatata e molto indaffarata (entrambi lavoratori a tempo pieno), con una routine efficiente e ben organizzata, se non fosse per l’enorme quantità di tempo che il loro secondo figlio, L., di due anni e mezzo, li “costringe” a perdere per cercare di convincerlo ad alzarsi dal letto la mattina, vestirsi ed uscire in tempo da casa, ma soprattutto per riuscire a farlo mangiare qualche cosa a cena, quando tutta la famiglia si ritrova dopo una giornata di asilo, scuola e lavoro. L. si rifiuta di sedersi a tavola, vuole mangiare solo guardando i cartoni animati alla tv, non vuole assaggiare quasi nulla e comincia ad urlare e buttarsi per terra se i genitori insistono per farlo stare a tavola composto e mangiare tutti insieme.

G.e V., esasperati e stanchi, fanno di tutto per accontentarlo, sperando di riuscire a convincerlo a mangiare, ma L. si rifiuta comunque e spesso devono inseguirlo per la casa con il boccone sulla forchetta. Più lui si rifiuta più la lotta diventa lunga e difficile e i genitori sono ormai arresi a concedergli tv e cibo preferito pur di acquietarlo e non rendere la situazione ancora più estenuante.

L. è un bambino molto volitivo e vivace e anche le maestre dell’asilo nido che frequenta hanno dovuto impiegare un po’ di tempo per aiutarlo a stare composto a tavola e mangiare qualche cosa.

I genitori, aiutati da me, hanno cercato di comprendere quale fosse il significato del comportamento di L. e quale messaggio il bambino volesse mandare attraverso i suoi capricci  e il suo rifiuto del cibo.

E’ stato utile condividere apertamente e di fronte ad un terzo imparziale i propri punti di vista sull’educazione dei propri figli ed esprimere il proprio vissuto e le proprie personali reazioni emotive di fronte al comportamento di L. (rabbia e irrigidimento per il padre e senso di frustrazione e intolleranza al pianto e alla sofferenza del figlio per la madre), per trovare una linea comune che ha permesso a questi due genitori di affrontare in maniera decisa e univoca i capricci del figlio.

Dare un significato al comportamento del bambino, interpretarlo come una richiesta di attenzione e di rassicurazione a cui si poteva rispondere con una regola chiara e precisa e un atteggiamento fermo e coerente, condiviso dai coniugi (che prima reagivano in maniera opposta), è stato un elemento utile a cambiare quella situazione e ha fatto sì che i capricci si ridimensionassero e diventassero molto più gestibili e tollerabili.

Il bisogno di attenzione di L. e la sua necessità di avere la mamma tutta per sé sono stati ascoltati e accolti cercando di individuare insieme possibili momenti di gioco o di condivisione di attività divertenti e rilassanti che gli permettessero di continuare a sentire intensamente questo legame anche quando la mamma non c’era.

Come tutti i capricci, infatti, anche i suoi contenevano un doppio messaggio: da una parte erano una protesta e un tentativo di ribellione di un bambino volitivo, che va riportato alle regole e ai binari decisi dai genitori, dall’altra contengono richieste e rivelano bisogni che, se non compresi, continuano a reiterarsi come una sorta di messaggio in codice che perdura nel tempo e diventa una sorta di abitudine comportamentale. I bambini hanno un linguaggio tutto loro, sta agli adulti riuscire a comprenderlo e a tradurlo. Per farlo, talvolta, è utile il confronto con un esperto.

 

Dott.ssa Silvia Ceccoli, psicologa e psicoterapeuta

 

Chi fosse interessato a sapere di più su come affrontare i capricci o a conoscere tutti gli altri servizi che Il Centro per le Famiglie offre a bambini e genitori può visitare il nostro sito internet all’indirizzo www.centroperlefamigliesanmarino.weebly.com o la nostra pagina Facebook.

 

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