Sintomi di una gravidanza a rischio

Generalmente si parla di gravidanza a rischio in 2 casi:

  • se prima di intraprendere una gravidanza la donna soffre già di alcune patologie croniche
  • se durante la gravidanza insorgono patologie, portate proprio dalla gestazione stessa.

La figura professionale esperta nella gestione della gravidanza patologica o a rischio è il ginecologo che, a seconda delle patologie, si avvale del supporto di altre figure professionali.

Vediamo alcuni esempi…
Una donna affetta da diabete insulino – dipendente decide di intraprendere una gravidanza. Assolutamente nulla di impossibile! Il diabetologo e il ginecologo lavoreranno a stretto contatto durante i suoi 9 mesi per compensare al meglio la sua patologia cambiando le somministrazioni insuliche (aumentandole generalmente), controllando il benessere fetale e valutandone la crescita… Magari si avvarranno dell’aiuto di un dietologo per aiutare la donna a non aumentare eccessivamente di peso, rischio importante per una persona diabetica, e alla nascita i neonatologi saranno informati della patologia materna. Qual è il rischio per il bambino? Non è corretto parlare di “rischio”: il feto in gravidanza, se la madre non produce sufficiente insulina, compensa la sua carenza producendone per 2; alla nascita, quindi, deve ricalibrare tale produzione per evitare di andare in ipoglicemia (per l’eccessiva produzione insulinica). I bambini nati da persone diabetiche, di solito, hanno dei pesi importanti alla nascita ma hanno le stesse difficoltà di adattamento al mondo esterno di un bimbo pretermine: il corretto percorso seguito dalla donna durante la gravidanza permette di prevenire molte complicanze.
Ipertensione. In ambito ostetrico, l’incubo dei ginecologi, in quanto è causa stessa di molte complicazioni. Miglior modo per prevenirla? Aumento ponderale controllato e non eccessivo, movimento per migliorare la circolazione. E se la donna soffre già di pressione alta prima della gravidanza? Il nefrologo sarà il “miglior amico” del ginecologo!! Controlli pressori quotidiani, controllo della crescita del feto, controllo degli esami ematici in tempi ravvicinati per evitare danni materni ai reni (primo organo a soffrire per la pressione costantemente a livelli elevati). Per il bimbo: quali rischi? La pressione alta è nemica anche della placenta: oltre poter esser causa di distacco prematuro della stessa, può essere compromesso lo scambio di ossigeno e sostanze nutritive tra madre e feto, che avviene appunto a livello placentare. In questo caso, il feto arresta la sua crescita: se siamo in un periodo di gravidanza avanzato, ci sarà l’espletamento del parto per consentire al piccolo di crescere fuori dall’utero; se l’epoca è ancora troppo precoce, ci sarà l’ospedalizzazione per un monitoraggio costante del feto e della madre.
Difetti di placentazione. La placenta, quando si crea nel primo trimestre, penetra all’interno della parete dell’utero per arrivare ai vasi sanguigni da cui attingere nutrimento per il feto. Durante la gestazione aumenta il suo volume: cresce insieme al bimbo. In questa sua crescita, migra dal punto di inserzione lungo le pareti dell’utero. Se per caso prende una via non troppo corretta, ovvero si sviluppa in prossimità o addirittura sopra l’apertura dell’utero, la cervice, allora diventa pericolosa sia per la mamma che per il bambino: si parla di placenta previa. Infatti, la placenta non è elastica, non può andare incontro all’aumento del volume dell’utero procedendo con la gravidanza…quindi? Si stacca e porta al sanguinamento. È un evento fortunatamente non troppo frequente, ma è importante diagnosticarlo tempestivamente. Sarà il ginecologo con l’ecografia controllarla ed eventualmente consigliare alla donna il da farsi; prima terapia: riposo assoluto e poi, a seconda dell’entità del sanguinamento, dell’epoca di gravidanza, delle condizioni del feto…la terapia più sicura è l’espletamento del parto attraverso taglio cesareo, (non è possibile il parto per via vaginale perché la placenta si trova davanti al feto).
Altri sanguinamenti: minaccia d’aborto o di parto pretermine. Perdite ematiche durante la gravidanza sono anomale e, a seconda dell’epoca in cui avvengono, possono causare un aborto spontaneo se ingenti o se non regrediscono con la terapia (farmacologia e il riposo a letto) oppure un parto pretermine se siamo già avanti nelle settimane. Le cause? Molteplici: distacco di placenta, anomalie d’inserzione placentare, traumi, disordini della coagulazione… se compaiono sanguinamenti durante la gravidanza è sempre opportuno recarsi in pronto soccorso ostetrico per un controllo.
Obesità: un fattore di rischio da non sottovalutare prima di intraprendere una gravidanza. Una donna gravida obesa è più a rischio delle altre donne di trombi, non deve assolutamente aumentare eccessivamente di peso, anzi, sarebbe meglio non aumentasse affatto o addirittura riuscisse dimagrire. Ha purtroppo maggiori rischi di complicanze durante il parto. Nelle strutture di III livello, esistono ambulatori dedicati a seguire la gravidanza di queste donne: proprio per la loro aumentata esperienza sono da consigliare a tutte le interessate.

Gravidanza gemellare. Viene classificata gravidanza a rischio in quanto è aumentata la possibilità di parto pretermine per molte ragioni: notevole aumento del volume dell’utero per la presenza di più feti, maggior rischio di insorgenza di problemi materni (pressione alta, proteinuria…), problemi fetali (a seconda ci sia una sola o più placente, trasfusione feto-fetale, arresto di crescita di uno dei gemelli…). La gravidanza gemellare raramente arriva esattamente a termine, anzi: gli studi più recenti hanno dimostrato che per prevenire l’insorgenza di complicanze è preferibile l’espletamento del parto il prima possibile dalla 36° settimana.
Molte altre possono essere le condizioni che definiscono una gravidanza “a rischio”, ma un riferimento lo merita il termine “gestosi”.
Si tratta di un termine generico che indica un insieme di patologie che toccano però sempre la gravidanza. Importante: queste poche righe non sostituiscono assolutamente la competenza e la professionalità del ginecologo di riferimento: è importante rivolgersi a lui nel caso di dubbi o patologie conclamate; “il fai da te” non è contemplato per un argomento così delicato.

 

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