Nascita di un bimbo

I periodi del travaglio

Nascita di un bimbo

Un neonato subito dopo il parto

Primo punto fondamentale: non credete mai alle donne che vi dicono di aver fatto 24 ore travaglio! È umanamente impossibile sopportare il dolore del vero e proprio travaglio per così tanto tempo. Ora capiremo insieme molte cose…
Dividiamo il travaglio in 4 periodi:

  • prodromico
  • dilatante
  • espulsivo
  • secondamento

PERIODO PRODROMICO

E’ la  fase più noiosa per una mamma, soprattutto al primo figlio: è paragonabile a una sorta di avviamento molto lento di una macchina. Avvertiamo che qualcosa sta cambiando, iniziano i primi doloretti, ma molto irregolari, scostanti. C’è una sensazione di malessere generale: l’intestino lavora velocemente, ricompare nausea, dolori diffusi al basso ventre, perdita del tappo mucoso (se ce ne si rende conto). Non è una sofferenza inutile in quanto deve preparare la cervice a rispondere all’azione delle contrazioni: si assottiglia e si ammorbidisce come un foglio di carta velina.
È la fase in cui una mamma si reca in ospedale convinta di essere in travaglio ma può essere rimandata al domicilio perché è ancora troppo presto.
L’importante è non scoraggiarsi, trovare il modo di avvantaggiare il più possibile il riposo, tenersi idratate e nutrite: come se dovessi prepararmi ad affrontare una maratona, aumento le mie riserve di zuccheri e carboidrati, fonte primaria di energia. Ricordiamo che l’utero è un muscolo e come tale dev’essere nutrito al fine di permettergli un buon funzionamento.
Quanto può durare questa fase? Anche 24 ore: il corpo di una donna che non ha mai partorito deve capire come si fa!

PERIODO DILATANTE

Questo è il momento delle contrazioni ritmiche, ad intensità crescente, dolorose (soprattutto a livello lombare), involontarie che provocano la dilatazione della cervice. Può durare al massimo 8-12 ore nelle nullipare (donne che non hanno mai partorito) e 6-8 ore nelle pluripare (donne che hanno già partorito).
Le contrazioni aumentano sempre di intensità e frequenza: non iniziano mai con il dolore massimo in quanto la mamma non riuscirebbe ad adattarsi al dolore. Sono un crescendo ma sempre e comunque intervallate da una pausa più o meno duratura.
Questa pausa è uno dei momenti migliori del travaglio: assaporatene ogni secondo. Costituiscono l’occasione per la mamma e per il bimbo di rilassarsi, riprendere fiato, avere sensazioni normali e, grazie alla presenza  di quei magnifici ormoni chiamati endorfine, addormentarsi. Si, non è un errore: in travaglio attivo, la donna tra una contrazione e l’altra cade in un sonno catatonico e non dev’essere disturbata; sarà l’arrivo della successiva contrazione a risvegliarla, ma avrà guadagnato qualche minuto di tregua e ristoro.

PERIODO ESPULSIVO

Quando la dilatazione è completata, avvero non sono più apprezzabili i margini della cervice, la donna può iniziare ad avvertire una certa sensazione di peso a livello del retto, come se avesse lo stimolo alla defecazione. Questo è il primo segnale che il bimbo si è introdotto ancora di più nel bacino della mamma e che ora inizia ad appoggiarsi sui muscoli materni. Più precisamente, appoggiandosi nel canale vaginale, va a comprimere i muscoli retrostanti che circondano anche il retto, dando così alla mamma questo sempre più forte ed incontrollabile sensazione di dover spingere. Sono  dei muscoli perineali: 3 strati muscolari estremamente forti ma allo stesso tempo elastici che permettono, tendendosi lentamente, di lasciare uscire il bambino senza danneggiarsi eccessivamente (lacerazioni).
In questa fase, oltre alla forza delle contrazioni uterine, è necessaria la partecipazione attiva dei muscoli del torchio addominale materno: la loro sinergia fa’ si che il bimbo giunga piano piano verso l’uscita. Per quanto possa essere relativamente corto il canale vaginale, il periodo espulsivo può avere una durata anche di 2 ore, dipende da molti fattori quali le dimensioni del bimbo, una sua posizione particolare, la presenza di una manina vicino al suo volto (cosiddetta associazione d’arto), un bacino materno molto stretto, scarsa forza della spinta, contrazioni deboli… Molti fattori si possono correggere, altri si possono aiutare a correggersi: l’assistenza ostetrica serve a garantire alla mamma l’utilizzo di tutti i mezzi utili al parto.
Ricordiamo inoltre che, se il bambino scendesse troppo velocemente nel canale vaginale e poi all’esterno, le mucose, i tessuti e i muscoli non riuscirebbero ad estendersi delicatamente, ma subirebbero un passaggio troppo violento da causarebbe loro un notevole danno lacerativi.

SECONDAMENTO E POST PARTUM

È nato! E ora? La mamma si gode il suo piccolo tra le braccia, l’ostetrica aspetta pazientemente che gli ormoni facciano la loro parte e permettano il distaccamento e la fuoriuscita della placenta. Che inizia  per mezzo di altre contrazioni che però, fortunatamente per la madre, non sono dolorose; e termina con  la collaborazione materna attraverso una sua spinta.
Il secondamento può avvenire da subito dopo il parto a 2 ore da esso: l’importante è il controllo della perdita ematica che non diventi particolarmente abbondante.
Con il termine post partum s’intende il periodo che va dal secondamento a 2 ore dopo il parto ed è importantissimo per madre e bambino. Infatti, per la mamma, è il momento in cui l’utero si contrae in maniera definitiva per evitare di farle perdere eccessivamente sangue: in una frazione di secondo, l’utero deve ridurre le sue dimensioni a quelle poco più grandi di un pugno.
È in questa stessa fase che il neonato è particolarmente attivo e sveglio per poter essere precocemente attaccato al seno. La suzione del bambino dal capezzolo ha 2 funzioni: per la madre, mette in circolo ossitocina, ovvero l’ormone che consente all’utero di contrarsi; per il piccolo, le gocce di colostro succhiate dal seno gli permettono di prevenire l’ipoglicemia, risposta del suo corpo allo stress della nascita. Inoltre il bimbo passerà indicativamente le successive 20-24 ore dormendo, per potersi riprendere dalle fatica del venire al mondo: se si riesce attaccare in quelle 2 ore di vitalità, si inizierà precocemente la stimolazione del seno per la produzione di latte.
Il periodo che impiega il corpo della donna a tornare nella sua condizione pregravidica (6-8 settimane) viene definito puerperio: l’utero ritorna di dimensioni normali, le perdite genitali terminano, i vari sistemi ed apparati che hanno subito modificazioni in gravidanza tornano alla loro funzionalità fisiologica (diminuzione della gittata e frequenza cardiaca, aumento della capacità polmonare, riassetto dell’apparato gastro-intestinale, eliminazione dei liquidi accumulato, ripristino della normale funzionalità epatica, renale ed endocrina…).

 

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